Finalità di questo Blog

Lo scopo di questo Blog "150° Unità d'Italia" è quello di raccogliere tutte le informazioni relative all'evento, e denunciare il tentativo di strumentalizzare la Storia ai fini anti italiani, così come denunciare l'impegno Istituzionale nel far passare questo importante traguardo il più inosservato possibile.

martedì 29 settembre 2009

Occorre ricordarsi chi sono gli Italiani

Per festeggiare i 150 anni dell'Italia bisogna ricordarsi chi sono gli italiani

Scritto da Pietro De Marco
28 settembre 2009

Le discussioni di queste settimane sull’Italia unita, condotte un poco à batons rompus, rappresentano comunque il realistico inizio di percorso verso il marzo 2011, l’inizio che ci meritiamo. Se non soddisfa la discussione sulla “utilità dell’unificazione” per questi o quegli italiani, accompagnata dal consueto cui profuit? – insomma dalla grossolana tesi della conquista liberal-monarchica dell’Italia centro-meridionale e insulare per il suo sfruttamento, tesi di cui (va ricordato, e ricorda bene la mia generazione) è stata maestra nei decenni postbellici la saggistica meridionalistica, comunque antiliberale e antirisorgimentale (poi antistato), sia comunista sia ex-azionista – fa anche sorridere sentir ripetere che fu sì creato, e positivamente, uno stato ma non una nazione, perché una nazione “la crea solo una Rivoluzione di popolo”.
Anche i cultori delle “insorgenze” coltivano questo mito e, poiché le “rivoluzioni di popolo” furono antipiemontesi, ne ricavano che il popolo rivoluzionario fu contro l’Unità. Poco utile guardare ad un secolo e mezzo, o due, di storia d’Italia con risentimenti terzomondistici (‘il Nord colonizzatore è stata la causa del nostro declino’) o con repliche (settentrionali) del genere “il fardello dell’uomo bianco”. Ma anche le nostalgie di palingenesi attesa e mancata, nel “primo” come nel “secondo” Risorgimento, non portano a niente.

Se posso proporre alla discussione alcune tesi, suggerisco le seguenti, con una premessa: l’unificazione degli stati italiani in relativo declino, rispetto allo straordinario ruolo e prestigio europeo goduto in età moderna (sia detto contro la tesi della “decadenza”), fu un atto di ragione, pensato e condotto a termine secondo il principio di realtà, tenendo conto, cioè, della nuova configurazione delle potenze europee, delle loro dimensioni e ordinamenti, insomma dei prerequisiti di esistenza e autodeterminazione di uno stato moderno. Ecco le tesi.

a. Se un’Italia culturale, quindi degli “italiani”, di spessore storico bimillenario non fossero esistiti (che è, poi, il fondamento delle rivendicazioni risorgimentali) l’unità nazionale non sarebbe stata realizzabile, anzi nemmeno pensabile. Con Aldo Schiavone, Italiani senza Italia, ma per ricavarne implicazioni diverse, sembra dunque più corretta la formula che vede la preesistenza degli italiani all’Italia (unita), rispetto alla celebre formula adespota ‘fatta l’Italia bisogna fare gli italiani’. Ma si trattava, e per molti interpreti si tratta ancora, di una Italia a più culture, a più “nazioni”; d’altronde la nazione non è solo quella nazionalisticamente costruita nell’Ottocento europeo e latinoamericano. I risorgimentali, seguiti coerentemente dalle culture liberali postunitarie e poi dalle nazionalistiche, si avvalsero dell’uomo “italiano” esistente, e legittimante l’atto unitario, ma lo vollero trasformare nell’individuo ideale, nel civis ovunque identico, dello stato-nazione. “Bisogna fare gli italiani” è, nel suo significato meno banale, un profondo errore diagnostico e prognostico. In realtà era vero, e accadde, l’inverso. Peccato che anche di questa formula (dati gli Italiani fu fatta l’Italia) si dia subito una versione deprecatoria; l’Italia “costruita” sarebbe stata un fallimento, zavorra di cui sbarazzarci.
Dagli Italiani all’Italia, ai “nuovi italiani” e/o alla “Nuova Italia”. Una contraddizione tra fatto fondante e idealità cancellanti, tipica delle borghesie liberali urbane. Una visione a mio avviso selfdefeating che estirpa il fondamento storico-culturale della stessa azione unitaria, analoga a quella che sta caratterizzando in questi decenni la “costruzione” astratta, e fallimentare, di un Europa che invece esiste già, da non annullare ma da cui (tutta) partire.

b. Di tale contraddizione è espressione conseguente, anzi esemplare e ancora cruciale, la tentata decattolicizzazione dell’Italia unita, perseguita in molti modi dalle élites liberali postunitarie che cercarono di protestantizzare gli italiani, dalle culture socialistiche e dai nazionalismi che li vollero atei o fedeli di una religione civile (progetti cui la soluzione pattizia del 1929 mise obiettivamente fine).“Fare gli italiani” ha significato, infatti, e significa per molti sottrarli alla formazione e al sentire cattolici, alla storia. Sulla storia cattolica dell’età moderna (XVI-XVII secolo) furono così proiettate le radici e le responsabilità, etiche e politiche, intellettuali e sociali, di ogni male d’Italia. Sulla scorta delle polemiche illuministiche e della controversistica protestante, di molto precedente.
La frattura tra il presente-futuro della “Nuova Italia” e il suo passato moderno (in cui, talvolta, l’eredità di De Sanctis fa includere anche la “decadenza” civile e morale del Rinascimento!), e la condanna del passato cattolico negli istituti di memoria degli Italiani, sono la rivoluzione operata dal nostro Risorgimento. Se il Risorgimento fu una “rivoluzione mancata”, o al massimo una rivoluzione (con deliberato ossimoro) moderata, questa alterazione eversiva della memoria culturale, essenziale all’identità comune e al comune sentire della Patria, vi fu certamente.

c. Prima delle “due Nazioni” generate dalla guerra civile del secondo Risorgimento vi è, dunque, la frattura sprezzante, e l’incomunicabilità, tra due narrazioni identitarie, quella della continuità civile e cattolica delle singole “nazioni” italiane preunitarie, persistente nell’opposizione cattolica dell’Italia unita, e quella della discontinuità proclamata dalle élites del nuovo Stato-Nazione, che si alimentavano di una volontà pura di Nation building. O meglio: la narrazione della discontinuità salva la continuità della Nuova Italia con la sola memoria di ogni minoranza eretica, di ogni vittima dei poteri politici e religiosi preunitari.
Ma anche questa narrazione, di nuovo presente nella reviviscenza di studi e polemiche sugli eretici italiani del Cinquecento (che siano loro “la migliore cultura italiana che trovava ospitalità fuori d’Italia” evocata da Prosperi tempo fa?) o sul caso Galileo, appartiene alla storia della volontà decattolicizzante delle élites laiche; perché non è certo sull’eredità “eretica” dei Sozzini o del Renato, di Savonarola o di Galileo, che si costruiscono gli istituti di uno stato moderno. Ma vi si definiscono degli istituti di memoria, come io li chiamo, con exempla che dovrebbero polarizzare il sentire comune, e fondare l’amor di Patria.

Finché questa pretesa, e utopia dualistica, di “nuova nascita”, di reformatio (la “riforma intellettuale e morale”), non verranno autocriticamente accantonate (anche nelle loro versioni moderate, subìte dal cattolicesimo liberale), è mia pertinace convinzione che la dominante discontinuista della nostra memoria identitaria, così contraria ai fatti (come armonizzare la deprecazione dell’età moderna, controriformistica e barocca, col mirabile arredo urbano, sacro e civile, dei centri storici, scenario dei nostri passi quotidiani?), farà avvertire estrinseca e inerte, impolitica, ogni celebrazione dell’Unità e dei Risorgimenti.

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=26134&Itemid=29

giovedì 17 settembre 2009

Bibliografia

Bibliografia

Amici della corona ferrea - Relazioni sulla sommossa di Milano 6-9 maggio 1898 pp 44
Antonio Spinosa - Vittorio Emanuele III (L’astuzia di un Re) - Mondadori pp 464
Arthur M. Schesinger JR - L’eta di Roosvelt - Soc. Editrice il Mulino pp 444
Ass.Gioventù Piemonteisa - Annales Sabaudiae Vol.1 pp 123
Bertoldi Silvio
- Aosta, gli Altri Savoia - Rizzoli pp 291
- Il Regno del Sud - Rizzoli pp 259
Borghese Principe Valerio - Decima Flottiglia Mas - Garzanti pp 375
Cappellano E. e Pignate N. - Il Regio Esercito all’8 settembre 1943 - Storia Militare pp 112
Caruso Alfio - In cerca di una Patria - Longanesi pp 296
Cesare Abba Giuseppe - Da Quarto al Volturno - Mondadori pp 190
De Brosses - Viaggio in Italia (1739 - 1740) Editori Laterza pp 764
De Simone Cesare - L’Isonzo mormorava - Mursia pp 320
Di Savoia Maria Gabriella - Casa Savoia, Storia di una Monarcia (fotografico) - Mondadori pp 191
Fenoglio Alberto - L’Assedio di Torino 1706 e Pietro Micca - Piemonte in Bancarella pp 317
Fiorentino Waldimaro
- Chissà perché Degasperi Si e Umberto di Savoia No - E.d. Catinaccio pp 83
- Italia, Patria di Scienziati Vol.1 Ed. Catinaccio pp 431
- Tra federalismo e decentramento - Ed. Catinaccio pp260
Gabanizza Lorenzo - Corona oggi - Aletti Editore pp 142
Gasparetto Pier Francesco - Vittorio Emanuele II - Rusconi pp 242
Giovanni Artieri - Quaran’anni di repubblica - Ed. Mondadori pp 295
Giusti Corrado - Il Ref.Istituzionale del 2-3/6/46 - Athenaenm pp 101
Granellini Fabio - Storia della Guerra Italo Turca 1911-12 - Aquada Editore pp 227
Ilari, Crociati e Paoletti - La guerra delle Alpi (1792-1796) - Stato Maggiore Esercito pp 379
Lumbroso G. - I moti popolari contro i francesi alla fine del secolo XVIII - Edizioni M. Minchella pp 223
Malnati Franco
- Dalle Corone al Caos - Ed. Bastogi pp 256
- La grande Frode - Ed. Bastoni pp 444
Mayda Giuseppe - Il Processo al III Reich, Norimberga - Mursia pp 290
Massignani Alessandro - Rommel in Africa - Mursia pp 232
Mormorio Diego - Il Risorgimento 1848 / 1870 (fotografico) - Editori Riuniti pp 180
Oliviero Marco - Battaglia di Orbassano 1693 - La Rocca Grafica pp 87
Pansa Gianpaolo - Il sangue dei vinti - Mondadori pp 381
Pezzana Aldo - Gli Uomini del Re - Ed. Bastoni pp 164
Piero Pan Gianni - Ortigara 1917 - Mursia pp387
Rebuffa Giorgio - Lo Statuto Albertino Il - Mulino Editore pp 173
Ricchezza Antonio - Campagna di Russia Vol. 1 e 2 - Longanesi pp 218
Rommel Erwin (Mini Fabio ) - Fanteria all’Attacco - Santor pp 420
Scala Edoardo - La guerra del 1866 e altri Scritti - Stato Maggiore Esercito pp 340
Sogno Edgardo e Cazzullo Aldo - Dalla resistenza al Golpe Bianco - Mondatori pp 177
Speroni Gigi
- Amedeo di Savoia Duca d’Aosta (La resa dell’Amba Alagi) - Rusconi Editore pp 228
- In nome del Re - Rusconi Editore pp 169
- Umberto II - Rusconi pp 369

ITALIA 150 : Bondi mira a Tv e Scuole

ITALIA 150 : Bondi mira a Tv e Scuole
Il Piano proposto ai garanti
(di Silvia Lambertucci)

(ANSA) - ROMA, 16 SET - La realizzazione delle 11 grandi opere approvate già nel 2006 dal Comitato dei Garanti e per le quali restano da stanziare 106 milioni di euro, certo. Ma anche iniziative “di carattere culturale” puntate a coinvolgere innanzitutto la scuola, dalle mostre alle letture dedicate ai padri della patria, fino alla creazione di cori scolastici da impegnare con l'esecuzione di brani d'opera e canti popolari.

E' variamente articolato, ma molto puntato sulla cultura e sulla storia con un forte coinvolgimento della tv (tra le proposte anche un "Tg del risorgimento" (per raccontare come se fosse un Tg dell 20 le giornate più memorabili della battaglia per l'Unità d'italia) e degli altri mezzi di comunicazione e largo spazio al web il piano di massima per le celebrazioni dei 150 anni d'Italia presentato oggi dal ministro dei beni culturali al Comitato dei Garanti. Dieci pagine con "proposte di interventi" che ora dovranno essere esaminate nel dettaglio dai saggi coordinati dal presidente emerito della Repubblica Ciampi, ma che già oggi hanno ricevuto un primo consenso. Presentato qualche giorno fa al Consiglio dei ministri e al Presidente della repubblica Giorgio Napolitano, dopo settimane di polemiche e roventi discussioni estive, il piano di Bondi è articolato in 5 capitoli. Con un obiettivo di fondo, spiega il ministro in una introduzione dedicata al significato dell'anniversario, quello di "valorizzare l'Italia delle città e delle regioni, dare valore alle differenze in chiave federale", "nel rigoroso rispetto dell'unità e dell'autorità dello Stato nazionale". "Fin dall'anniversario del 1911 - scrive Bondi - si è sempre pensato alle molte Italie, perché la caratteristica principale del nostro Paese, dell'Italia, è di avere storie diverse. E sono queste storie che hanno prodotto il patrimonio culturale di cui l'Italia è orgogliosa. E' su questa base che ho lavorato alle mie proposte".
1) INIZIATIVE CULTURALI: "potranno essere programmati una serie di convegni dedicati alla valorizzazione delle molte anime del Risorgimento nell'arco 1820- 1861" ipotizza Bondi. Che poi elenca una serie di proposte, dalle "Letture dedicate ai Padri della Patria", che dovrebbero essere organizzate da istituti storici insieme all'Accademia dei Lincei, una mostra sulle regioni, un approfondimento per il Mezzogiorno nella storia d'Italia; la valorizzazione di mille "luoghi della memoria", un'Antologia degli Statuti comunali; un Censimento dei dizionari dialettali; una Banca dati delle lapidi commemorative, una rete on line per i Musei civici, un Centro studi per le catastrofi naturali all'Aquila. Diverse le iniziative rivolte ai giovani: dalla realizzazione di un Portale Telematico, Concorsi, una "biblioteca delle idee" da realizzare sul web. Tra le ipotesi, quella fare a Torino la cerimonia di apertura dell'anno scolastico nel settembre 2010 o 2011, collegando l'evento ad una serie di iniziative regionali da realizzarsi nei due anni. Tra le idee per le scuole anche la creazione di cori: "Accanto alle musiche a libera scelta - scrive Bondi - potrebbero trovare posto i cori d'opera e i canti popolari di 150 anni di storia. Iniziativa che potrebbe essere preceduta e/o affiancata dalla realizzazione di un dvd sulla Storia d'italia attraverso le canzoni con una serie di concerti nelle principali città ".
2) CERIMONIE PUBBLICHE: d'accordo con il ministero dell'interno, Bondi prevede la costituzione di comitati provinciali nelle prefetture per valutare le iniziative locali. A livello nazionale, tra le altre la manifestazione di apertura, a marzo 2011 all'Altare della Patria, e quella di chiusura, sempre all'Altare della Patria nell'ottobre novemreb 2011.
3) INIZIATIVE SU TV, GIORNALI E MEDIA Anche in questo capitolo le proposte sono tantissime, da una serie di appuntamenti di La Storia siamo noi, a un Tg del risorgimento, fiction Rai, film da programmare sulle reti generaliste, una Maratona per l'Italia sul modello di Telethon, una serie di concerti dedicati, un concerto con Arbore e la sua orchestra, puntate tv dedicate ai libri che hanno fatto la storia, un gioco a premi sulla lingua italiana, l'alfabeto dell'Unità d'italia, nonche 20 dvd da allegare a un quotidiano per raccontare i momenti più importanti dei 150 anni.
4) INIZIATIVE SPORTIVE: manifestazioni a livello nazionale che potrebbero essere organizzate di concerto con il Coni e il sottosegretario allo sport
5) OPERE PUBBLICHE: Bondi sottolinea che le 11 opere individuate dal 2006 saranno tutte realizzate. Non così, propone, per le altre 21 che vennero aggiunte sempre con il governo Prodi perché servirebbero 'centinaia di milioni di euro' e non si farebbe in tempo entro il 2011. E a questo proposito propone che il Cdm si riunisca per valutare e decidere.(ANSA).

http://www.regione.vda.it/notizieansa/details_i.asp?id=73440

150 anni Unità d'Italia : Presegue il lavoro della "squadra"

150 anni Unità d’Italia: Prosegue il lavoro della “squadra”
di Mariangela - 16 settembre 2009

Prosegue il lavoro della “squadra” torinese incaricata di organizzare gli eventi in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia. Questa mattina Antonio Saitta, presidente del comitato Italia 150 di Torino, ha partecipato a Roma alla riunione del Comitato dei Garanti, presieduto dal Presidente Emerito Carlo Azeglio Ciampi. Al termine dell’incontro il ministro per i Beni e le attività culturali Sandro Bondi ha annunciato che le celebrazioni si apriranno nel capoluogo piemontese con l’inizio dell’anno scolastico 2010/2011, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Bondi ha confermato inoltre il ruolo centrale di Torino e la qualifica di mostre nazionali alle due principali mostre: quella sulla storia dell’identità italiana (intitolata “Fare gli italiani” e curata da Walter Barberis e Giovanni De Luna) e quella sull’arte e il paesaggio (curata da Antonio Paolucci e collocata nella Reggia di Venaria Reale).

http://www.zipnews.it/2009/09/150-anni-unita-ditalia-presidente-napolitano-a-torino/

mercoledì 16 settembre 2009

Il Punto di vista di chi ...l’Italia l’ha fatta !

Estratto dell’intervista a SAR il Principe Emanuele Filiberto di Savoia
apparsa su “Libero” del 23 Agosto 2009

di Annamaria Piacentini

Principe, Casa Savoia ha realizzato l’Unità d’Italia ponendosi a capo del Risorgimento nazionale arrivando nel 1861 alla proclamazione del Regno d’Italia con Re Vittorio Emanuele II. Cosa prova nel vedere la bagarre degli ultimi giorni relativa al 150° Anniversario dell’Unità d’Italia che si celebrerà nel 2011?

Vuole la verità? Sono sbalordito! E’ inaccettabile che la Lega continui con questa dialettica arrogante e violenta contro i simboli dell’Unità Nazionale. Bossi, Calderoli, Gobbo, Stiffoni stanno quotidianamente gettando fango: prima sul Tricolore, poi sulla lingua italiana, sull’inno di Mameli, e adesso anche sui festeggiamenti del 2011. Devo dire che ho molto apprezzato gli interventi in difesa delle celebrazioni espressi dal Presidente Napolitano, dal Ministro La Russa e dal Presidente Fini.

Da dove nasce secondo Lei tutta questa acrimonia verso la Patria Unita?

Vede, dopo il 1946 si è voluto demonizzare Casa Savoia in tutti i modi, facendolo non ci si è resi conto che si stavano pian piano minando le fondamenta stesse dell’Italia. C’è stato un processo di “deculturizzazione nazionale” sui temi Risorgimentali e dei Valori della Patria. Ecco il risultato: l’Italia alle soglie del 2011 è spezzata a metà: al Nord con la Lega e al Sud con il Partito del Sud. Invece di insegnare il dialetto dovremmo ritornare a studiare i Valori dell’Unità d’Italia che sono il nostro punto di forza a livello internazionale. Un Paese Unico con tante tradizioni regionali e culturali che ne fanno un mosaico irripetibile e meraviglioso!

Sia la Lega Nord che l’MPA continuano a dire che l’Unità d’Italia fu un processo forzato e che ha portato all’indebolimento delle regioni a favore del centralismo. E’ così?

Forse Bossi e Lombardo non ricordano la fortissima spinta unitaria del Risorgimento. Quasi tutti gli stati preunitari erano sottoposti a dominazioni straniere e tutti erano privi di potere nello scacchiere internazionale. Già dopo trent’anni dall’Unificazione l’Italia era considerata una delle grandi potenze mondiali. Il suo sviluppo fu tre volte quello degli altri paesi europei e questo grazie al fatto che tutti lavoravano per un ideale comune con dei Valori forti e chiari.

Però è vero che le regioni settentrionali hanno per troppi anni sostenuto gli sprechi a scapito del loro sviluppo.

Ma questo non è un problema sorto durante il Regno d’Italia che era all’avanguardia con il sistema del Decentramento Locale. Le cose sono cambiate nel 1974, in piena repubblica, con la soppressione del Regio Decreto che sanciva il «Testo unico per la finanza locale» con cui si lasciava a Comuni e Province l’autonomia impositiva cardine di un effettivo decentramento. In pratica, grazie al buonsenso di Casa Savoia fino al 1974 Comuni e Province gestivano autonomamente gran parte del gettito fiscale trattenendone la maggior parte per le necessità di gestione del territorio.

Ritiene vi sia un secondo fine rispetto alle posizioni sempre più polemiche della Lega Nord?

Ne sono certo. La Lega Nord punta alla secessione. Nel 2010 si terranno le elezioni regionali in quasi tutte le Regioni del Nord, se la Lega riuscirà ad imporsi su Berlusconi potrebbe facilmente raggiungere il controllo del Nord Italia con conseguenze estreme sia per il Governo sia per l’Italia tutta.

A suo avviso come dovrebbero essere celebrati i 150 Anni dall’Unità d’Italia?

Ieri il direttore Belpietro ha centrato il punto. Non possiamo pensare che le azioni per celebrare questo anniversario si traducano in un investimento nella creazione di infrastrutture in giro per il Paese in un momento in cui ci sono cose più urgenti come la ricostruzione in Abruzzo. Dovrebbe invece esserci un vero calendario di eventi di richiamo mondiale. Pensi a quello che hanno organizzato in Gran Bretagna con il Giubileo D’oro della Regina Elisabetta. Un intero anno di eventi straordinari, pacchetti turistici, musei e mostre dedicate all’avvenimento. Tutte cose che, oltre ad aver ancor più coeso i Britannici, hanno permesso un fortissimo incremento del turismo e del commercio. I politici non hanno capito che questo Anniversario è un’opportunità unica di rilancio dell’immagine italiana a livello mondiale!

Prima di salutarla vorrei farle una domanda provocatoria, lei fa parte del Comitato per le Celebrazioni?

Casa Savoia è stata esclusa da queste celebrazioni. Nonostante questo abbiamo realizzato un’importante mostra itinerante dedicata proprio all’Unità d’Italia e a Casa Savoia. E’ stata inaugurata a Cortina d’Ampezzo a Luglio ed è un grandissimo successo, sarà nelle maggiori città per giungere a Roma nel 2011. A leggere i commenti dei visitatori nel registro della Mostra c’è da chiedersi se Bossi e Lombardo vivano in Italia o in un altro Paese. Sono tutti commenti carichi di amor di Patria, quell’amore che purtroppo molti politici non conoscono! Vorrei anche sollecitare il Governo a consentire la tumulazione al Pantheon dei Re e delle Regine d’Italia ancora sepolti all’estero. Sarebbe un bel modo affinchè nel 2011 si ricomponga anche questa frattura.

Tratta da http://www.emanuelefiliberto.eu/

Unità d’Italia, Craveri: Opporsi a mia nomina rasenta fanatismo

Craveri: Opporsi alla mia nomina rasenta il fanatismo

Roma, 14 set (Velino) - Una polemica talmente assurda “che sarebbe da prendere a schiaffoni” chi seguita ad alimentarla. Nell’acceso confronto sulle nuove nomine dei consulenti scientifici del ministero dei Beni culturali nel Comitato Italia 150, l’organismo che si occupa in ambito piemontese delle celebrazioni per l’anniversario dell’unità d’Italia, prende la parola uno dei diretti interessati. Piero Craveri, preside della facoltà di Lettere dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, si difende e passa al contrattacco dopo che intorno al suo nome è scoppiata una contesa con protagonisti da un lato la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, contraria all’ingresso di nuove figure nel Comitato e dall’altro il Mibac che difende l’inserimento di Craveri. “Mi stupisce soprattutto la Bresso – si sfoga Craveri con il VELINO -. Capisco che andiamo verso le urne, ma si può fare campagna elettorale sulle celebrazioni dell’unità d’Italia, operando a priori e pretestuosamente delle rotture su questo tema? Mi sembra un’operazione da bambini”.

Ad accendere la miccia un’intervista della Bresso, giovedì scorso sulla Stampa, nella quale la presidente contestava l’ingresso di Craveri ed Enzo Biffi Gentili come consulenti scientifici del Mibac nel Comitato Italia 150. Nessuna obiezione sui due studiosi, “persone stimabili” ha puntualizzato la Bresso, la quale però ha paventato una frenata se non addirittura una messa in discussione dei programmi celebrativi pianificati fino a oggi dal Comitato diretto da Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino. Alla Bresso ha quindi risposto il senatore Enzo Ghigo, coordinatore regionale Pdl, che assieme ad Alain Elkann e Fulvio Basteris rappresenta il Mibac all’interno del Comitato Italia 150. Ghigo, promotore del coinvolgimento di Craveri e Biffi Gentili nel Comitato, ha attaccato la Bresso e i suoi “spalleggiatori”, in particolare lo storico Giovanni De Luna e l’assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Gianni Oliva, definendoli “espressione di una sinistra torinese arrogante che si oppone a una lettura pluralista della storia”. Oggi è intervenuto anche il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, il quale si è detto stupito della diffidenza mostrata “verso un illustre studioso come il professore Craveri” che “non appartiene ad alcuno schieramento politico ed è uno dei più insigni studiosi”.

Craveri, proposto in particolare come consulente della grande mostra storica “Fare gli italiani”, precisa la propria opinione sulla vicenda. “A parte il fatto che non sono stato ancora nominato, comunque ho dato la mia disponibilità e mi ritengo ingaggiato – spiega lo storico, nipote di Benedetto Croce -. Chi fa storie sulle mia nomina si trincera dietro al fatto che ci sia già un progetto. Ma cosa è il progetto di una mostra? È come la bozza di una sceneggiatura. Tra persone del mestiere la si guarda, la si legge assieme, ci si confronta, ci si mette d’accordo o si resta in disaccordo nel giro di una settimana”. Quindi passa all’attacco con dei doverosi distinguo. “La vicenda è stata montata soprattutto dalla Bresso, dietro alla quale immagino ci sia l’altro curatore della mostra, lo storico Giovanni De Luna – dichiara Craveri -. Posizioni che rasentano il fanatismo, che provengono da un segmento della cultura torinese e che si rifrangono nella presidente della Regione che ha la debolezza di raccogliere la motivazione senza rifletterci sopra. Fortunatamente non tutti la pensano allo stesso modo. Tiro fuori da questa vicenda il professor Walter Barberis di cui ho molta stima e anche il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che ha assunto una posizione conciliante e non si è allineato, confermandosi persona seria e degna”.

Bondi ha parlato di diffidenza nei confronti di Craveri. “Non so se si tratta di questo – commenta lo storico -. Posso solo dire che ho scritto dei libri, sono conosciuto, sanno come la penso, rappresento un’opinione storiografica consolidata e non sono un estremista. Non capisco perché si debba essere diffidenti con me che non faccio polemiche”. Se venerdì prossimo venisse ufficializzato l’ingresso di Craveri, che clima si respirerebbe all’interno del Comitato Italia 150? “Io non faccio polemiche e credo che tutto si possa aggiustare – risponde lo storico -. Se poi c’è da fare la guerra, posso assicurare che non sarò l’ultimo arrivato su questo piano. Sarò pronto a dare battaglia”.

Da Il Velino – 14.09.2009
http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=942577

venerdì 11 settembre 2009

Unità d'Italia, Ghigo : "Bresso arrogante come la sinistra torinese"

Unità d’Italia, Ghigo: "Bresso arrogante come sinistra torinese"

Roma, 10 set (Velino) - Scintille in Piemonte intorno le celebrazioni per il 150esimo dell’Unità d’Italia. Il senatore Enzo Ghigo, coordinatore regionale Pdl, non ci sta e passa al contrattacco nei confronti della presidente della Regione, Mercedes Bresso, “esponente di un certo tipo di sinistra scomparsa ovunque in Italia meno che a Torino”. A dare fuoco alle polveri un’intervista della Bresso apparsa oggi sulla Stampa nella quale la presidente contesta l’ingresso di Piero Craveri ed Enzo Biffi Gentili come consulenti scientifici del ministero dei Beni culturali nel Comitato Italia 150, l’organismo che si occupa in ambito piemontese delle celebrazioni per l’anniversario del 2011. Nessuna obiezione sui due studiosi, “persone stimabili” ha puntualizzato la Bresso, che teme però un rallentamento se non addirittura una messa in discussione dei programmi celebrativi fino a questo momento pianificati dal Comitato attualmente diretto da Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino. Non si è fatta attendere la risposta di Ghigo, che assieme ad Alain Elkann e Fulvio Basteris rappresenta il Mibac all’interno del Comitato Italia 150.

“La Bresso – dichiara al VELINO Ghigo –, spalleggiata dallo storico Giovanni De Luna e dall’assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Gianni Oliva, mostra la propria arroganza culturale rifiutando il contributo di un accademico come Craveri, studioso che ha tutti i titoli per far parte del gruppo dei consulenti del Comitato Italia 150. Mentre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea quasi quotidianamente la necessità di una concordia e di una condivisione della storia del nostro Paese, a Torino la sinistra è ancora impersonata dal terzetto Bresso-De Luna-Oliva”. Ghigo è stato il promotore della proposta del coinvolgimento di Craveri e Biffi Gentili nel Comitato. “Sono due nomine assolutamente condivise dal Mibac perché le ho segnalate io al ministro Bondi – spiega il senatore -. Il nome di Craveri è stato fatto assieme al senatore Gaetano Quagliariello, mentre quello di Biffi Gentili è una proposta che ho fatto direttamente io al ministero”. Tra gli eventi celebrativi previsti a Torino, l’allestimento di due grandi mostre: una dedicata all’identità nazionale dal titolo “Fare gli Italiani”, l’altra relativa al mondo lavoro.

“Nell’ambito di un board di accademici che costituiranno l’architettura portante della mostra ‘Fare gli Italiani’ – continua Ghigo – abbiamo ritenuto che ci fosse bisogno di una voce come quella del professor Craveri. Non so come si faccia a pretendere che da un lato il Mibac dia avvallo e dignità nazionale a un’iniziativa assunta da un Comitato locale come il nostro e poi quando il ministero propone il nome di un accademico la sinistra torinese sollevi storie e si risenta. Comunque non mi stupisco: la Bresso è abbonata alle polemiche con Bondi. Nell’interesse del Piemonte è giusto far valere le proprie ragioni nei confronti il Mibac, però credo che la concordia e i rapporti istituzionali non debbano giungere a un livello di tensione come quello che la Bresso pare voglia perseguire. Anche perché il Piemonte, come tutte le altre regioni italiane, ha bisogno del ministero dei Beni culturali”.

Ghigo rimanda al mittente il timore paventato dalla Bresso che possano essere rimessi in discussione i programmi e i lavori stilati fino adesso dal Comitato Italia 150. “Tutte scuse – taglia corto il senatore - . È un falso problema che non corrisponde a verità. Ma quali progetti avanzati! La mostra dedicata al lavoro, dove dobbiamo pensato di inserire Enzo Biffi Gentili, è ancora a zero, non è neppure iniziata. Il fatto che non abbia neppure un titolo testimonia quanto sia arretrato il progetto”. E riguardo la mostra “Fare gli Italiani”, Ghigo ribadisce che non c’è alcuna intenzione revisionistica. “Abbiamo proposto Craveri – spiega -, senza pensare di voler rivisitare la storia o imporre alcunché. La nostra intenzione è semplicemente quella di dare all’evento una visione più plurale. Si tratta di semplice confronto di idee. Il consulente De Luna, da storico, fornisce delle determinate letture, noi riteniamo invece che si debba trovare un punto di sintesi. Del resto questa è la linea di figure come Violante, Pansa e dello stesso capo dello Stato. Solo a Torino la sinistra non lo ha ancora capito. Per fortuna non tutti la pensano così. La Resistenza è un valore condiviso da tutti, questo oramai è appurato. Invece con gli atteggiamenti assunti dalla Bresso e dai suoi ispiratori non si va da nessuna parte”.

Il Comitato Italia 150 si riunirà la prossima settimana e prenderà una decisone sull’inserimento o meno dei due nuovi consulenti. “Ho già fatto al presidente Saitta una richiesta ufficiale per inserire Craveri – precisa Ghigo -. Non l’ho ancora avanzata per Biffi Gentili perché come ho detto prima il progetto della mostra sul lavoro non è ancora partito. Quando si muoverà, farò richiesta anche per Biffi Gentili. Comunque gli stessi membri del Comitato sapevano di questi nomi da almeno sei mesi. Non è una cosa nuova. Ripeto: è tutta una polemica che la Bresso vuole fare. Problemi suoi”.

10.09.2009

http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=939871

La Destra, Gioventù Italiana: "Cuneo è Italia"

La Destra, Gioventù Italiana: "Cuneo è Italia"

10 Settembre 2009

Facciano pure le feste dei popoli padani, diano pure un voto di convenienza e di protesta alla Lega Nord (partito di governo a Roma e di opposizione allo stesso tempo, come ha fatto scuola anni fa il partito socialista per avere più potere), ma la provincia di Cuneo è Italia. Il Risorgimento, la 1a e la 2a Guerra mondiale, mettiamoci pure la resistenza ai nazisti, la vittoria della Monarchia sulla Repubblica, il senso del dovere, il mito degli Alpini e della Patria, fanno di Cuneo un simbolo dell’Italia da sempre, checché ne dicano Bossi e i suoi padani. Sempre viva l’Italia unita, sempre Viva l’Inno di Mameli.

La Destra Gioventù italiana

dal Sito Targatocn.it

L'antidoto ai rischi di sfaldamento

L’antidoto ai rischi di sfaldamento
La Monarchia ed il pensiero monarchico.


Citiamo ancora un uomo importante. Fu presidente del Consiglio in un periodo d’oro dell’Italia : Francesco Crispi. Questi in una corrispondenza con Giuseppe Mazzini scrisse : “…la repubblica ci divide, la Monarchia ci unisce” …era il 1865, …mi sembra una frase azzeccata e quanto mai valida !

Ma cos’è, e in cosa si identifica una Monarchia
L' Istituzione Monarchica si fonda e si regge innanzitutto sull' adesione a comuni valori che legano un Popolo al suo Re .
Il Re non si sceglie, come un figlio non sceglie il proprio padre, ma trae legittimità dalla sua Storia che è la Storia di un Popolo.
Tornando ad avere - noi popolo - una storia condivisa e personificata nella figura del Sovrano, potremmo riacquistare l’orgoglio d’essere italiani e scongiurare il disfacimento di questo Paese.

La Monarchia inoltre, al contrario della repubblica è autenticamente “popolare”

In Valle d’Aosta si usava dire che “Dove vi è il Re vi è la Patria”, dove la Patria si identifica nel Re e viceversa, diventando un unico simbolo !

Sbaglia chi crede che la Monarchia sia un sistema istituzionale basato sul privilegio di una classe (quella aristocratica).
Casa Savoia peraltro, non ha mai fatto preferenze in tal senso, ma ha sempre tenuto in debito conto la meritocrazia. Non sono chiacchere !

Con R.P. del 28 maggio 1831, soppresse le franchigie di cui godevano i componenti della Famiglia reale, della Corte, e delle alte cariche dello Stato, primo esempio al mondo dell’eguaglianza effettiva di tutti i cittadini dinanzi al fisco.

Con Regio Editto del 18 agosto 1831, istituì il Consiglio di Stato per le province della terraferma e lo aprì, non soltanto ai rappresentanti del ceto aristocratico, ma anche a “persone di palese merito, …. Dedite ad abituali studi delle scienze politiche, commendevoli per lunghi ed importanti servizi e cognite per l’amore al pubblico bene. Noi vogliamo perciò essere assistiti costantemente da essi e profittare de’ loro lumi e della loro esperienza…”

Il popolo questo l’aveva ben capito, e infatti fu proprio l’Aristocrazia, ad abbandonare la Monarchia al suo destino nel 1946, mentre il popolo si fece sparare addosso per difenderla - la Monarchia - dalla frode che si era compiuta (Via Medina a Napoli)

Come possiamo spiegare questo attaccamento popolare ai propri Sovrani in tutto il mondo “libero” ?

Lo si può spiegare, perché il ruolo di rappresentanza e arbitrato che la Monarchia esercita è pienamente legittimato e riconosciuto dal popolo stesso al di sopra della politica, e quindi delle parti a garanzia di uno Statuto o Costituzione, e sancisce e difende il diritto e le libertà di tutti.
Chiaramente parliamo di un popolo che gode di una onesta informazione !

Possiamo tornare alla Monarchia oggi ? E’ utopia, ...la risposta è no, fintanto che l’informazione resta falsa e contribuisce alla non conoscenza come abbiamo visto.
L’ultimo esempio…
Tornare alla monarchia (Utopia e sondaggio scomparso !)
3 marzo 2009 sul sito www.lastampa.it
Da una lettera di un lettore a “La Stampa” leggiamo nella rubrica dedicata :

"Perché non si ripristina la monarchia? Ci fu sull’argomento un referendum che vide vincere la Repubblica. Ma anche sul nucleare ci fu un referendum che vide vincere i contrari e perché allora si pensa di costruire nuove centrali ?
PS: la battuta secondo me è della Littizzetto"

A seguito di questa “apertura” si potevano leggere alcuni commenti di lettori.
8 o 10 commenti, tutti a carattere negativo e fortemente faziosi (alcuni volgari anche e senza il minimo valore storico o politico) contro questa proposta.
Sono bastati 5 interventi mirati (uno mio) e altri 4 di amici chiamati in causa, per veder in due tempi, prima bloccare l’immissione di nuove opinioni e poi cancellare tutto.
Digitando l’indirizzo web relativo all’argomento, comparve prima la scritta “chiuso per manutenzione” e di li a poco “indirizzo non presente sul Web”

Torniamo all’Utopia… siamo nel 2009, ed in un Paese che si dice libero e democratico come il nostro, esiste ancora la CENSURA quindi, ma solo nei confronti della Storia e della Monarchia !

Questo caso eclatante, non è l’unico.
I casi più pericolosi di censura passano spesso inosservati perchè sono sapientemente messi in opera in modo subdolo. Sono spesso così banali, che sono diventati abitudine anche per i cittadini comuni, che li ripetono come pappagallini...

Dovrebbe a questo punto risultare evidente quindi che la Monarchia è preferibile alla repubblica visto che per i pseudo intellettuali, sociologhi e politici odierni, censurare i commenti positivi della gente e un riflesso condizionato …quasi, così come scriverne il nome con la minuscola in contrasto con la parola repubblica che viene scritta sempre con la maiuscola.
Si tratta – ricordiamolo – di due forme istituzionali che all’estero godono di pari dignità, quindi o si scrivono ambedue con l’iniziale minuscola, o come dovuto e prescritto dalla grammatica italiana ambedue con l’iniziale maiuscola.

Fate caso sui giornali a come vengono scritte le parole "Re" (Sovrano) e "Presidente" quando si parla di Juan Carlos o di Napolitano ad esempio...

Termino questa l’esposizione, sperando di avervi fornito su questo specifico Blog, sufficienti spunti ed argomenti storici per fare autonomamente delle riflessioni e dei confronti. I prossimi mesi saranno ricchi di sorprese e di conferme sicuramente !

Ovviamente, motivazioni ed opinioni sulle ragioni oggettive della superiorità dell'istituzione monarchica vanno individuate da ognuno di noi osservando criticamente il mondo che ci ruota attorno, da oriente a occidente, da sud a nord, non solo nella libera e democratica Europa, ma anche e soprattutto guardando oggi al medio Oriente ed al Mondo Arabo in Generale !


I rischi per i Cittadini

I rischi per i cittadini
La politica della nuova classe dirigente del dopoguerra

A chi serve una società demotivata, senz’anima e senza storia ?
Quali sono i bisogni della politica oggi ?
Non certo la ricerca del benessere disinteressato dei cittadini e del nostro Paese. Questo l’abbiamo ormai capito !
Come abbiamo appreso anche da firme autorevoli (Sergio Romano ed Oriana Fallaci), il bisogno principale della politica oggi è il caos.
Dal caos e dal disinteresse generale la nuova classe dirigente affermatasi grazie alla repubblica ha potuto e continua a poter attuare la spartizione del potere e del denaro.

Per fare ciò, si è provveduto negli anni a spezzare i legami ed i confronti tra cittadini ed istituzioni, cancellando i valori ed i punti di riferimento del passato.
Come abbiamo già scritto, senza conoscere la propria storia, la gente non ha il metro, per misurare ciò che gli succede intorno !

Lo stato dell’arte della confusione è ben rappresentato dall’Opera “La Casta” di Gian Antonio Stella. Questo, è un libro che molti Italiani hanno letto, ed in esso i fatti ed i tempi sono magistralmente individuati, ma al lettore, essendo privo di punti di riferimento, servirebbe che l’autore indicasse le cause, fornisse dei confronti, dei valori o punti di riferimento. Nell’opera invece tutto questo è assente.

Occorre avere avuto la possibilità di leggere altri autori per rimediare a questa “mancanza”.
Le opere di Giovanni Artieri giornalista e scrittore del primo dopoguerra, tra gli anni 1950 e 1960 sono molto eloquenti. Più recentemente però, il libro “Tra Federalismo e Decentramento” di Waldimaro Fiorentino, ci fornisce i parametri necessari. Con questa opera si riesce ad individuare la causa del male. Grazie a questa opera quindi, il saggio di Stella acquista valore perdendo l’impressione d’essere soltanto un elenco di fatti ed inganni scritti con piglio di inutile antipolitica. In tutte e due le opere infatti si individuano due fattori fondamentali :

uno, che la corruzione e la spartizione del potere viaggia di pari passo dall’Italia del Nord e quella del Sud senza le distinzioni tanto care alle forze politiche secessioniste, la seconda, è il confine temporale, superato il quale la classe di potere prende il sopravvento totale sul Paese.

Questo confine è posizionato con l’inizio degli anni ’70, quando con l’introduzione dell’ordinamento territoriale in REGIONI, viene soppresso il Regio Decreto che sanciva il «Testo unico per la finanza locale» - 1974 - Si sciolse praticamente l’ordinamento territoriale ed amministrativo Sabaudo.

Era l’ultimo baluardo che la repubblica doveva superare !

L’ordinamento Sabaudo infatti, era basato sulla centralità del controllo (il Governo del Paese) e il decentramento amministrativo (gestione pratica di Province e Comuni).
Rotto questo miracolo, il cancro della politica amplia le sue metastasi anche alla periferia del Paese giungendo ad infettare tutto.
Insomma, per avere i danari, i Comuni devono pagare pegno alla Politica !

Non a caso con quel provvedimento, pur nella promessa di snellire lo stato, si è passati da 1,5 milioni di dipendenti pubblici agli oltre 3 milioni di oggi. Vale la pena di ricordare che L’Italia con la “I” maiuscola degli anni 30 e 40, aveva meno di 700.000 dipendenti pubblici, ed il suo territorio non servito dalle tecnologie odierne era molto più ampio e decentrato nel mondo.

Dopo di allora infatti i costi del sistema hanno continuato ad aumentare, ed aumenteranno ancora come testimonia un’agenzia dell’ASCA sugli aumenti delle tasse a livello locale negli ultimi anni.
Fiorentino questo stato di cose, lo argomentò 15 anni fa, ma non ebbe il successo di Stella, forse perché questa verità, portava un preciso nome e cognome “repubblica italiana”.
Era quindi un libro scomodo a tutti.

La verità di Stella invece, pura antipolitica - perché spara nel mucchio senza indicare le cause - torna comoda oggi, per continuare l’opera di demolizione morale del Paese necessaria alle forze secessioniste, o all’eliminazione di alcuni concorrenti nella spartizione continua delle risorse rimaste libere.

Qual è il rischio ? Il Rischio grosso è la guerra dei poveri.
L’esempio della Cecoslovacchia è molto calzante. Unito, questo paese, pur allineato tra i Paesi sotto al giogo sovietico/comunista, era un Paese all’avanguardia, economicamente evoluto e considerato in Europa. A oltre 15 Anni dalla scissione in Cechia e Slovacchia i due Paesi stentano a tenere il passo dello sviluppo. Anche la più evoluta Cechia non è che un fanalino di coda nell’unione europea, al pari di Malta e Cipro. La maggioranza delle sue industrie e delle sue principali aziende sono ormai “colonizzate” dai tedeschi, che hanno trovato il modo di riversare su di esse le lavorazioni più sporche, inquinanti e meno pagate !

Ancora peggio invece è l’Esempio Jugoslavo, non mi addentrerei, ma mi pare evidente, che l’area, strategicamente importante, sia stata smembrata e messa in stallo volutamente dai paesi più forti facendo leva sulle “differenze etniche e religiose” per poter svolgere i propri “affari”… Austria in testa. Questo paese con poco più di 8 milioni di abitanti in stallo da decenni, economico, sociale, e morale, in un indagine internazionale della metà degli anni novanta fu accreditato di oltre 49 milioni di conti corrente bancari.

Che L’Italia smembrata, rientri nelle mire di qualche altra potenza ?
Vi sono già esempi di ciò… Icmesa di Seveso, l’Eternit, le acciaierie Krupp

La nostra Italia è un Bene prezioso, tanto prezioso, che SM il Re Umberto II ha sacrificato se stesso per non metterla in dubbio !

Un italiano anonimo, …doveva essere un patriota ha scritto che :
L’Italia non è mai stata una razza o un’espressione geografica, è molto di più…
L’Italia è un’idea e un modo di concepire il mondo : L’Italia è universale, e gli Italiani ovunque si trovino, e qualunque sia il loro scopo, sono sempre un valore aggiunto !

Federalismo : tasse locali cresciute del 10 %

Federalismo : studio sintesi, in 5 anni tasse locali cresciute del 10,1%

(ASCA) - Roma, 23 dic 2007 - Irap, Irpef regionale, Rc auto, Ici, Irpef comunale.
Una serie di tasse locali che negli ultimi cinque anni sono aumentate del 10,1% in termini reali.
In pratica, Comuni, Province e Regioni hanno incassato nel 2006 ben 72,9 miliardi di euro (nel 2001, invece, l'ammontare complessivo delle tasse locali era di 58,8 miliardi).
A fare i conti e' il Centro Studi Sintesi di Venezia che ha analizzato la pressione tributaria (imposte e tasse) a livello locale.
Secondo lo studio, nel 2006 e' stata di 1.248 euro la pressione tributaria locale per abitante contro i 1.134 euro nel 2001.
Una cifra rilevante, cresciuta di anno in anno con un certo impatto nel sostenere lo sviluppo delle economie locali.
Dopo il Lazio, con una pressione fiscale locale di 1.662 euro, sono soprattutto i residenti nelle regioni del Nord della Penisola ad essere i maggiori contribuenti.
Nel 2006 la pressione tributaria locale della Lombardia era di 1.576 euro pro-capite, doppia rispetto a quella registrata in Sicilia (ultima regione come sforzo fiscale locale) con 696 euro pro-capite. Notevoli sacrifici sono stati richiesti anche ai cittadini piemontesi (1.571 euro euro pro-capite), ai valdostani (1.483 euro), agli emiliano-romagnoli (1.472 euro), ai toscani (1.400 euro) e ai veneti (1.357 euro). Sotto la media nazionale e nelle posizioni piu' basse in questa particolare classifica si trovano invece la Basilicata (767 euro), la Calabria (773 euro) e la Campania (864 euro).

venerdì 4 settembre 2009

Lettera di Sandro Bondi al Direttore de "Il Giornale"

Lettera di Sandro Bondi al Direttore de “Il Giornale”
26 luglio 2009

Caro direttore,in questi giorni si è aperto un dibattito, per certi versi proficuo, sulle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d'Italia. Il programma iniziale, studiato dal governo Prodi, spiccava per magniloquenza, sebbene alcuni progetti da stanziare avrebbero potuto sembrare alquanto avulsi dal contesto e dal vero senso della commemorazione. Una grandeur che alla luce della crisi economica odierna è insostenibile, come finanziariamente insostenibili appaiono i lavori previsti nella cosiddetta seconda tranche. Ma questo non deve distoglierci dal senso vero della celebrazione: nessuna festa comunitaria si misura per il denaro speso, semmai per la profondità del sentimento collettivo con cui ci si appresta a rinnovarne il significato più profondo e attuale. Per questo motivo, sono convinto che sia necessario investire energie e idee, ma fuori da ogni retorica e dalla tentazione di trasformare l'appuntamento in una lunga lamentazione.D'altro canto, mi sembra che la discussione iniziata da Ernesto Galli della Loggia sul senso delle celebrazioni e poi allargatasi su tutti i quotidiani e con interventi di numerosi intellettuali e storici sia comunque un primo passo. La cosa più importante, più degli appuntamenti, dei convegni, delle mostre, dei restauri che si possono finanziare, è una presa di coscienza sull'essenza dell'Italia e dell'essere italiani oggi. Una presa di coscienza che la storiografia in qualche frangente ha contribuito a far crescere e che in altri ha impedito, generando ulteriore confusione.Tutti noi siamo consapevoli dei nodi insoluti che restano nella storia italiana dalla sua fondazione, tanto che l'identità degli italiani si fortifica per contrasti: tra laici e cattolici, liberali e socialisti, riformisti e massimalisti, democratici e fascisti, democratici e comunisti, centralisti e federalisti, nordisti e sudisti, statalisti e capitalisti. E alla luce di queste ricorrenti dicotomie, sono stati letti e poi disgregati anche i pochi momenti unitari: così che il Risorgimento fu criticato perché fenomeno antipopolare e di élite, la presa di Roma per la connotazione anticlericale, la vittoria nella prima guerra mondiale perché troppo patriottica, il fascismo logicamente per le sue aberrazioni, la Resistenza comunista per il suo settarismo, la vittoria nella seconda guerra mondiale per la retorica che ne derivò. E si potrebbe continuare elencando i fenomeni divisi che non sono, si badi, le tensioni federaliste, come induce a credere Alessandro Campi, da sempre presenti nel dna italiano al nord e al sud, o le celebrazioni della battaglia di Legnano, che pure è in nuce un momento aggregativo della nostra nazione, bensì tutte quelle convenzioni ad excludendum, spesso di natura moralisteggiante, che hanno contraddistinto negli ultimi sessant'anni soprattutto la sinistra. E di cui l'antiberlusconismo di maniera è solo l'ultimo brutto esempio.Nonostante i lai degli intellettuali, l'Italia comunque esiste. Anzi, esiste prescindendo dagli storici e dai sociologi e dai politologi e perfino dai politici che la vorrebbero morta. Esiste perché trova radici in ambiti prepolitici, come la lingua e il patrimonio culturale e spirituale che abbiamo alle spalle. E di cui ci vantiamo con orgoglio. Questa identità è complessa e spesso si fonda per antinomie, ma non per questo è meno solida e non a caso da 150 anni permette che il patto sociale tra italiani ricchi e poveri, del nord e del sud, giovani e vecchi, colti e incolti, resista e in qualche frangente, di recente per esempio durante il terremoto in Abruzzo, dia anche segni concreti di un'appartenenza comunitaria a un determinato luogo e a una solidarietà che spiega e rinnova più di qualunque dichiarazione il sentimento di unità nazionale. Così come questa identità nazionale si fonda su molte identità locali: un'Italia unita che ancora si riconosce nelle tante Italie, nelle tante città che danno senso alla nostra storia e alla ricchezza delle nostre tradizioni. Un'Italia che si unisce attraverso un percorso di annessione, piuttosto che un processo federativo che pure ha avuto ed ha una legittimità storica e culturale. Anche per continuare a riflettere su una questione così importante, alla ricerca di una memoria condivisa, la celebrazione di questo anniversario può essere d'aiuto.Ecco, se potessi dare un indirizzo alle celebrazioni dei 150 anni, inizierei da qui. Non si tratta di progettare mostre o percorsi didattici, né musei che pure esistono, o finanziare iniziative che pure saranno finanziate. Ma individuare i simboli di questa appartenenza. Carlo Azeglio Ciampi è stato il presidente che ha più di ogni altro fortificato l'identità italiana negli ultimi anni: e non sono serviti progetti imponenti, ma è bastato che si recasse a commemorare gli italiani morti a Cefalonia. Morti dimenticati di una resistenza che, per colpa della storiografia dominante e anti-italiana, non doveva essere ricordata. Ridare dignità a un simbolo è bastato. Anche su questo - a mio avviso - gli storici dovrebbero lavorare in prospettiva del 2011.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=369502&START=1&2col=

Per unire l'Italia verrà la Rai con i nuovi mille?

Per unire l'Italia verrà la Rai con i nuovi mille?

ROLANDO PICCHIONI
Presidente Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura
26/8/2009

Caro Direttore,
sul tema del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia che sta dividendo più che unendo il Paese in questi giorni, la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura ha elaborato il progetto culturale e produttivo di un format televisivo a puntate, con l’idea di ricongiungere storia e futuro ritornando con i giovani delle scuole italiane nei luoghi simbolici dove è stata scritta l’Unità nazionale e dove sono sedimentati i suoi momenti fondativi. Teano e Caporetto, Sant’Anna di Stazzema e piazza Fontana, ma anche Maranello e Sanremo, i luoghi dell’industria e dello sport, del boom e dei miti di massa.

La proposta vorrebbe rafforzare un programma di celebrazioni che finora - al centro come alla periferia - appare più sensibile sul fronte della «cultura materiale» che su quello della ricognizione dei fondamenti dell’identità comune. Già oltre un anno fa la Fondazione ha sottoposto il progetto al Comitato Nazionale e a quello piemontese per le Celebrazioni, che l’hanno inserito nei loro dossier, e ai direttori di rete Rai senza il cui apporto esso non potrebbe venire realizzato. La risposta finora non c’è stata. Speriamo arrivi presto.

Il format prevede una nuova e pacifica «spedizione dei Mille», formata da giovani delle scuole superiori: un viaggio a ritroso da Sud a Nord attraverso i luoghi simbolo che hanno scritto la storia dell’Italia unitaria. Genova Quarto, Lampedusa, Capaci, Teano, San Giovanni Rotondo, Valle Giulia, Sant’Anna di Stazzema, Maranello, Predappio, Caporetto, Vajont, piazza Fontana, Sanremo, il Parlamento Sabaudo di Torino. L’Italia che prega e l’Italia arrabbiata, l’Italia in guerra e l’Italia che lavora, l’Italia criminale e il sogno dell’Italia di domani. Quattordici simboli che, in maniera diversa, hanno contribuito a plasmare la coscienza e l’identità nazionale, a rafforzarla o a metterla in discussione. Dove si trovano sulla carta geografica? Come sono fatti? Cosa c’è attualmente? Quali tracce fisiche e ideali conservano della memoria che li ha attraversati e li ha resi icone, forse discutibili ma indelebili, del nostro essere italiani?

Il viaggio intende compiere una prospezione della nostra memoria collettiva attraverso il confronto con le pietre, le persone e le anime dei diversi luoghi. In ogni tappa i ragazzi incontreranno una classe di coetanei del posto, che farà loro da guida sul territorio. Si confronteranno con scrittori, intellettuali e testimoni. Il loro contributo, registrato e montato sotto forma di videoclip, verrà commentato in studio da ospiti fissi (un editorialista, uno storico, un attore che interpreterà brani ed estratti delle vicende trattate) e da personalità legate ai singoli luoghi del viaggio.

Non un’agiografia del Risorgimento, dunque. E nemmeno una riedizione aggiornata dei racconti mensili del Cuore. Piuttosto una riflessione ideologicamente super partes sull’idea di identità nazionale, che non schiera eserciti occupanti né storiografi di corte, ma fa proprio l’impegno di riaprire anche presso le nuove generazioni la discussione sul senso di un’appartenenza comune che vada al di là dei successi della Nazionale o della febbre del Superenalotto.

La scelta del mezzo televisivo ovviamente non è casuale. La tv resta l’unico medium in grado di parlare un linguaggio autenticamente di massa e di far interagire i codici espressivi più diversi. Ma soprattutto è grazie ad essa che l’Italia è riuscita nella sola forma di unificazione compiuta, seppur in modo imperfetto: quella della lingua. Riportare la discussione su questo terreno appare tempestivo proprio ora che la storica contrapposizione koinè nazionale-lingue locali, con tutta la sua ricchezza dialettica e pedagogica, sembra essersi avvilita negli echi caserecci di un derby dialettale fra romanesco e lombardo. È una sfida che ci auguriamo possa venire raccolta, per poter fare responsabilmente come suggeriva Paul Valéry: «entrare nell’avvenire a ritroso».

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=6315&ID_sezione=&sezione=

Vittorio Veneto, non festeggia l'Unità d'Italia

VITTORIO VENETO NON FESTEGGIA L'UNITA' D'ITALIA
Da Re (il Sindaco) : "non daremo nemmeno un euro"

Vittorio – Veneto - «Nemmeno un euro dal Comune per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, è un evento a carattere nazionale». Vittorio Veneto preferisce contenere i costi in vista dei festeggiamenti del 2011.

Se molte città italiane ricorderanno l’anniversario con manifestazioni e appuntamenti di vario genere, ciò non avverrà a Vittorio Veneto, dove l’amministrazione comunale del sindaco Gianantonio Da Re (nella foto) ha messo le cose in chiaro sin da subito.

«Per quanto riguarda il 150° anniversario dell’Unità di’Italia – spiega il primo cittadino - noi, come ho avuto modo di dire, punteremo eventualmente alla festa di nascita della nostra città, ai 150 anni di Vittorio Veneto. E la data sarà più avanti, nel 2016. Per il 2011, al momento non abbiamo previsto festeggiamenti particolari, e non daremo grande spazio a manifestazioni fini a se stesse».

Attraverso questa scelta, che non ha mancato di sollevare qualche polemica, il primo cittadino vuole anche lanciare un messaggio politico ben chiaro e “rompere” con un’epoca in cui il denaro pubblico è stato speso con troppa facilità per cerimonie all’insegna dello sfarzo e dello spreco.

«Non abbiamo intenzione di investire un euro – prosegue Da Re - intanto perché sarà un’ottima occasione per dare un segnale di discontinuità rispetto a una pratica viziosa di spese inutili per celebrazioni faraoniche, come avvenuto nel passato. Poi non dobbiamo dimenticare che si tratta di un evento di carattere nazionale, che sarà giustamente ricordato a livello governativo. Sull’Unità d’Italia ho la mia idea: quello che unisce gli italiani è solo il riposo, visto a che lavorare e creare economia per il paese sono sempre i soliti. E non c’è molto da festeggiare».

A quanti ritengono che la scelta di non celebrare il 150° anniversario significherà una perdita per il Comune in termini di turisti nel prossimo decennio, Da Re risponde: «Non sono e non voglio fare il mago o il cartomante come costoro sui numeri. Queste previsioni lasciano il tempo che trovano, dati i precedenti di Vittorio Veneto. Comunque io mi accontento dei 50 mila visitatori che ogni anno arrivano in città solo per i fuochi di Sant’Augusta».

Martina Tonin
http://www.oggitreviso.it/vittorio-veneto-non-festeggia-lunita-ditalia-17756

Raccolta di Rassegna Stampa

Raccolta di Rassegna Stampa - 150° Unità d’Italia

Nella raccolta sono compresi tutti i documenti che abbiamo avuto la fortuna di intercettare e/o vedere sul Web riguardanti l’argomento.
Non abbiamo quindi la pretesa, di rappresentare una raccolta completa !

La verità sono abituato a rispettarla - Corriere della Sera 27.09.200 - Indro Montanelli


Lettera di Sandro Bondi al Direttore de “Il Giornale” - 26.07.2009

Per unire l’Italia verra la rai con i nuovi milla ? - 26.08.2009

Bondi “Sarà una festa di città e regioni” - 03.09.2009

Adnkronos - Presto Berlusconi e Bondi al colle per illustrare il programma - 03.09.2009

Adnkronos - Bondi, valorizzare l’Italia delle città e delle regioni - 03.09.2009

Asca - La Russa, si dia dignità anche ai nostri immigrati - 03.09.2009

Provincia di Pesaro e Urbino candidata ad ospitare le manifestazioni - 03.09.2009

Vittorio Veneto, non festeggia l'Unità d'Italia - 04.09.2009
La Destra, Giuventù Italiana : "Cuneo è Italia" - 10.09.2009
Unità d'Italia, Ghigo : "Bresso, arrogante come la sinistra Torinese" - 10.09.2009
Unità d'Italia, Craveri : "Opporsi alla mia nomina rasenta il fanatismo - 14.09.2009
150 anni unità d’Italia: Prosegue il lavoro della “squadra” - 16.09.2009
ANSA - ITALIA 150 : Bondi, mira a Tv e scuola - 16.09.2009
Per festeggiare i 150 anni dell'Italia bisogna ricordarsi chi sono gli italiani - 28.09.2009

Italia 2011, polvere di Patria - 03.10.2010
150° dell'Unità d'Italia : I Garanti rivedono la bozza Bondi - 07.10.2009

Adnkronos - Unità d'Italia, Ciampi : Prevalga sentimento unitario - 10.10.2009
Placido e la Storia sbagliata che Fazio non vuol correggere - 02.11.2009
Italia Reale - 150 anni diUnità italiana - 03.11.2009
Festa dell'Unità nazionale a Roma - 03.11.2009
4 Novembre e Unità Nazionale - 06.11.2009
Adnkronos - Fini : Nostra bandiera è motivo d'orgoglio - 09.11.2009
I giovani e l'Unità d'Italia dimenticata - 10.11.2009
150 anni di Unità Italiana - Novembre 2009 di Roberto Vittucci Righini

Non si può costruire un sentimento di italianità con secoli di ritardo - 13.01.2010 di Matteo Sacchi e risposta di Alberto Conterio a Vittorio Feltri
L'Unità d'Italia sotto Processo - 07.02.2010 Ernesto Galli della Loggia

"Sono solo canzonette !" L'unità d'Italia secondo Bennato - 07.03.2010 di Giuseppe Polito

"Noi Leghisti, i veri eredi dei Mille " - 06.05.2010 Intervista di Michele Brambilla

Al via i festeggiamenti per l'Unità d'Italia - 08.09.2010 tratto da  : Affari Italiani

Italia : Polvere di Patria - di Walter Barberis 3 ottobre 2010

Il paradosso di un Paese diviso sull'Unità - di E.G. della Loggia  6 ottobre 2010

Squilli di tromba dal Sud - Valerio Castronovo  2 novembre 2010

I Lucani non attesero Garibaldi per liberarsi dei Borboni - Carmela Cosentino  13 novembre 2010

E l'Unità divise gli scrittori - di Edoardo Castagna  21 novembre 2010

Un Sud che non piange - di Salvo Fallica  10 novembre 2010

Gli austriaci ed il Papa Re : così Bologna seppe dire "basta" - di Angelo Varni  12 dicembre 2010

70 anni, corre per l'Unità d'Italia - AGI 04 gennaio 2011

Italia 150 via alla festa schizofrenica - di Massimo Gramellini  7 gennaio 2011

La Patria in sette note - di Pierachile Dolfini  7 gennaio 2011

150° dell’Unità d’Italia, intervista allo storico Giovanni De Luna
di Bruno Gravagnuolo  7 gennaio 2011

Dal centralismo alla disgregazione di velluto - di Hic Rhodus (Gianfranco Pasquino) 10 gennaio 2011


Lettera al Direttore del quotidiano “Il Mattino” 12 febbraio 2011

Dalla Lega a Durnwalder, così i «nemici» hanno aiutato a rendere il 17 marzo una ricorrenza vera
di Beppe Severgnini  20 febbraio 2011


Barra, Bennato e mail anti-Savoia
La sfida (on air) a Radio Padania
Guaglione: ecco "Regno fm", emittente neoborbonica  di Alba Di Palo  14 marzo 2011

Celebrazione 150° - I valori assenti
di Arturo Diaconale
18 marzo 2011 - L'Opinione.it


Giuseppe Galasso
18 aprile 2011 - Corriere della Sera


Aldo Cazzullo
11 maggio 2011 - Corriere della Sera

Conquistatori ma liberatori - I Savoia nel Risorgimento
Sergio Romano e Ignazio Vesco
17 giugno 2011 - Corriere della Sera

L'Italia Unita ? Era nel salotto della Regina Margherita
Francesco Perfetti
29 luglio 2011 - Il Giornale

Nel 1861 venne gestito con lungimiranza
di Maurizio Lupo - 5 luglio 2011 - La Stampa

Unità d'Italia, Torino : Al Consiglio Comunale la targa della Pace
su Libero quotidiano online - 13 luglio 2012

Provincia di Pesaro e Urbino, cadidata per ospitare le manifestazioni

La provincia di Pesaro Urbino si candida a ospitare una delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia in programma nel 2011.

dalla Provincia di Pesaro ed Urbino
03 settembre 2009

Matteo Ricci, alla guida dell’Amministrazione di viale Gramsci, ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per “segnalare la totale disponibilità, accogliendo in tal senso il sentire diffuso dell’intera comunità provinciale”.

L’iniziativa, fa notare il presidente Ricci, “valorizzerebbe la funzione del Centro Italia come cerniera dell’intero Paese, uscendo dallo sterile dibattito Nord-Sud e, qualora dovesse essere decisa, questa si realizzerebbe in uno dei territori più operosi del Paese”. Nei giorni scorsi Matteo Ricci ha aperto nel dibattito nazionale la “questione Centro Italia” invitando Marche, Toscana, Umbria, Lazio ed Emilia Romagna a organizzarsi per fare fronte unico, rimboccarsi le maniche e rivendicare insieme le esigenze dei territori (“Si rischia di restare schiacciati da un Governo che si preoccupa da una parte di rispondere ai ricatti della Lega, dall’altra a quelli di Lombardo e del cosiddetto “partito del Sud”).

“Tutte le grandi democrazie sono orgogliose della propria storia, in particolare quando questa si riferisce alla costituzione della loro Unità nazionale - scrive il presidente della Provincia al capo del Quirinale -. Per l’Italia sembrano valere altri ragionamenti, che ci allontanano da quelle esigenze bipartisan di valorizzare l’Italia e gli italiani e quindi irrobustire l’Europa e il dialogo internazionale, multilaterale, sempre più indispensabile. Mi sento quindi di condividere in pieno le sue preoccupazioni sul giusto valore che deve essere dato alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e della necessità che vengano fissate quanto prima le iniziative da tenersi nel 2011”.

C’è anche una proposta di location, nella lettera di Ricci: “Si potrebbe rendere omaggio alla nostra città di Pergola, insignita di medaglia d’oro per essere insorta l’8 settembre 1860, contribuendo al ricongiungimento delle truppe piemontesi con quelle garibaldine, oppure realizzare un momento di riflessione su alcune eminenti figure del Risorgimento italiano come Terenzio Mamiani, Sara Levi Nathan e Luigi Bartolucci”.

http://www.viverefano.com/index.php?page=articolo&articolo_id=211713

Asca - La russa, si dia dignità anche a nostri immigrati

LA RUSSA, SI DIA DIGNITA' ANCHE A NOSTRI EMIGRANTI

(ASCA) - Roma, 3 set - ''Condivido pienamente l'idea del sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica che, in occasione del 150* anniversario dell'Unita' d'Italia, propone di restituire ai nostri emigranti, attraverso adeguate iniziative, quella dignita' che per troppo tempo e' stata da molti colpevolmente dimenticata''. Lo afferma il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il quale aggiunge: ''Il fenomeno dell'emigrazione, nonostante abbia visto coinvolti milioni di nostri connazionali, non ha mai trovato adeguato spazio nelle pagine dei libri di storia, oscurando di fatto quindi, un capitolo quanto mai importante e significativo della nostra identita' nazionale''.

Il ministro della Difesa conclude assicurando che ''tutte le iniziative per il 150* anniversario dell'Unita' nazionale, tra le quali il finanziamento di due libri di testo sull'emigrazione, trovano quindi il mio pieno consenso e, sono certo, anche quello del governo''.

http://www.asca.it/news-UNITA__D_ITALIA__LA_RUSSA__SI_DIA_DIGNITA__ANCHE_A_NOSTRI_EMIGRANTI-856533-ORA-.html

Adnkronos - Bondi, valorizzare l'Italia delle città e delle regioni

BONDI, VALORIZZARE L'ITALIA DELLE CITTA' E DELLE REGIONI NEL RISPETTO DELLO STATO
03 settembre 2009

Roma, 3 set. (Adnkronos) - ''L'anniversario dell'Unita' d'Italia non si puo' ridurre ad questione culturale o semplicemente burocratica, ma sollecita una domanda di fondo: che cosa e' l'Italia per noi?'' Lo ha affermato il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi, durante il Consiglio dei Ministri, riguardo le celebrazioni del 150° dell'Unita' d'Italia.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cultura/?id=3.0.3728454482

Adnkronos - Presto Berlusconi e Bondi al colle per illustrare il programma

UNITA' D'ITALIA: PRESTO BERLUSCONI E BONDI AL COLLE PER ILLUSTRARE PROGRAMMA
03 settembre 2009

Roma, 3 set. (Adnkronos) - Questa mattina l'informativa in Cdm, nelle prossime ore salira' al Colle per illustrare il programma delle Celebrazioni per il 150esimo anniversario dell'Unita' d'Italia. Il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, si legge nel comunicato ufficiale di palazzo Chigi, ''ha illustrato al Cdm alcune proposte di carattere culturale, mediatico, sportivo ed infrastrutturale in vista della prossima definizione del programma delle Celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unita' d'Italia''.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/?id=3.0.3728357739

Bondi "Sarà una festa di città e regioni"

Bondi e i 150 anni dell'Unità d'Italia
"Sarà una festa di città e regioni"

Il ministro dei Beni Culturali ha illustrato durante il Consiglio dei ministri le linee guida per le celebrazioni. "Il Governo ha pensato alle molte Italia", ha spiegato aggiungendo che si punterà molto su tv e mezzi di comunicazione

Roma, 3 settembre 2009 - "Valorizzare l’Italia delle città e delle regioni, dare valore alle differenze in chiave federale, e questo nel rigoroso rispetto dell’unità e dell’autorità dello Stato nazionale, che solo può dare al nostro Paese un ruolo in Europa e nel mondo e garantire l’eguale tutela dei cittadini e la valorizzazione della cittadinanza”. Il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi spiega così lo spirito con cui il Governo intende celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e che è stato tra gli argomenti trattati nel corso del Consiglio dei Ministri odierno.

"Credo che il nostro Governo abbia sempre pensato alle molte Italie - ha spiegato Bondi durante il Cdm - perché la caratteristica principale del nostro Paese, dell’Italia, è di avere storie diverse. E sono queste storie che hanno prodotto il patrimonio culturale di cui l’Italia è oggi orgogliosa. E’ su questa base che ho lavorato alle mie proposte”. A giudizio di Bondi, “ha ragione chi ha ricordato in questi giorni che, rispetto ad altri, il nostro Paese ha realizzato tardi l’unità politica, ma ciò non ha cancellato la tradizione culturale, religiosa e civile che per secoli ha formato e plasmato la nostra identità nazionale”.

Dunque valorizzare l’Italia delle Città e delle Regioni “può essere perciò il modo in cui noi ricordiamo l’anniversario dell’Unità d’Italia. Una storia di molte storie. La valorizzazione delle diversità in una rinnovata responsabilità nazionale”. Il ministro ha spiegato che il programma sarà "aderente allo spirito delle celebrazioni e coerente con le disponibilità finanziarie”.

Un programma “di carattere culturale, che coinvolga innanzitutto la scuola, che svolge un ruolo fondamentale nella formazione della Nazione; un programma che non ignori questioni ancora aperte dell’Unità d’Italia, come ad esempio la questione Meridionale. Abbiamo previsto inoltre per il 2011 alcune cerimonie conclusive di carattere simbolico”.

Attenzione particolare sarà dedicata alla tv e agli altri mezzi di comunicazione: “Poiché la televisione svolge da tempo una funzione essenziale per quanto riguarda la formazione di una identità nazionale, un capitolo a parte è dedicato ai programmi televisivi. Naturalmente un ruolo centrale svolgeranno anche gli altri mezzi di comunicazione.

Infine, sulla questione delle opere pubbliche previste nel programma predisposto inizialmente, che ha suscitato da più parti legittime perplessità e fondate obiezioni, per quella che era stata ironicamente definita la ‘celebrazione edilizia’ dell’evento, ed è dunque opportuno procedere ad una verifica del loro stato di attuazione, privilegiando il programma culturale e storico dell’anniversario”. Infine, Bondi ha precisato che “tutte le iniziative saranno sottoposte al Comitato dei Garanti affinché possa esprimere la propria valutazione”.

http://quotidianonet.ilsole24ore.com/politica/2009/09/03/226649-bondi_anni_dell_unita_italia.shtml