Finalità di questo Blog

Lo scopo di questo Blog "150° Unità d'Italia" è quello di raccogliere tutte le informazioni relative all'evento, e denunciare il tentativo di strumentalizzare la Storia ai fini anti italiani, così come denunciare l'impegno Istituzionale nel far passare questo importante traguardo il più inosservato possibile.

martedì 1 ottobre 2013

La verità sono abituato a rispettarla…



Indro Montanelli
La verità sono abituato a rispettarla…

Dal Corriere della Sera 27/9/2000

Caro Montanelli, bisogna ammettere che la dinastia Savoia non ha fatto né fa niente per meritarsi la stima degli italiani. Tuttavia se guardo all'estero vedo che la Danimarca ha avuto un Cristiano IV capace di sfidare Hitler, l'Inghilterra la regina Vittoria che ha costruito un impero, la Spagna Juan Carlos difensore della libertà contro i golpisti, il Belgio re Baldovino esempio di virtù e così via.

La mia domanda è pertanto questa: mi potrebbe indicare anche un solo episodio nel quale si sia distinto un Savoia? lo vedo solo la dignità con la quale Umberto II accettò l'esito a lui ostile del referendum del '46.

Pierluigi Brignoli, Scanzorosciate (Bg)



Caro Brignoli,

che Umberto Il sia stato un Re di esemplare correttezza, che pagò di tasca propria e senza un lamento le colpe degli altri, non c'è dubbio. Ma la sua domanda sui Savoia precedenti mi fa pensare che gi'italiani, della loro Storia nazionale, non conoscono nemmeno l'abbiccì. Vediamo se riesco a fornirle almeno quello.

In enorme ritardo rispetto a Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, ecc., l'Italia non ha, fino al 180, una storia nazionale. Ne hanno una, gloriosa, le Repubbliche marinare, specialmente Venezia. Ne ha una il Ducato di Milano, ne ha una quello di Firenze, ne ha una la Roma dei Papi, ne ha una lo Stato borbonico delle Due Sicilie. Ma l'Italia, come soggetto nazionale, comincia a far sentire la sua fievolissima e velleitaria voce solo a Ottocento inoltrato.

E per merito di chi, se non di un piccolo Stato periferico, l'unico riuscito nel secoli a restare indipendente: il Piemonte prima dei Duchi e poi dei Re Savoia? E chi è che prende l'iniziativa di unificare sotto il suo scettro tutta la Penisola, cioè di farne una Nazione e uno Stato come avevano fatto  prima i Capetingi e poi i Borbone in Francia, gli Asburgo in Spagna, i Tudor e gli Stuart in Inghilterra, se non un piccolo Re Savoia che da solo, per due volte, scende in guerra contro lo strapotente Impero austro-ungarico, che della penisola è il padrone e l'arbitro; per due volte viene sconfitto sul campo; ci rimette il trono; e va a morire esule in Portogallo? Si chiamava, come spero che anche lei ricordi, Carlo Alberto.
Gli storici dicono (e i fatti dimostrano) ch'era più sognatore che intelligente e che aveva agito per l'ambizione di diventare il primo Re d'Italia. Vorrei sapere quale altro fondatore di Stato europeo non è stato mosso dalla medesima ambizione.

Fu invece suo figlio, grazie al genio di un Ministro (scelto da lui) a fare l'Italia. Come? Nell'unico modo (l'aiuto militare francese e quello diplomatico inglese) in cui poteva essere fatta una Nazione, il cui popolo, salvo una sparuta minoranza, non voleva farla e l'accettò di malavoglia. E lei ora mi viene a chiedere in quale episodio si sia distinto un Savoia? E chi l'ha fatta l'Italia, se non i Savoia coi loro piccoli e antiquati, ma seri, Stato ed Esercito, e malgrado la loro ottusa mente di  soldatacci zotici e incolti?
lo non sono piemontese né savoiardo, e la tradizione della mia famiglia è, caso mai, repubblicana. Ma la verità sono abituato a rispettarla, e non ad accomodarmela secondo i miei gusti e pregiudizi. Nel '46 votai monarchico non perché ero amico di Umberto e di Maria José, che sarebbero stati un Re e una Regina esemplari. Ma perché capivo ch'essi rappresentavano l'unico filo che ci legava all'unica nostra tradizione nazionale: il Risorgmento. La rigiri come vuole, caro signore, ma la verità è questa: che senza Risorgimento non esiste una Storia nazionale italiana, e senza i Savoia non esiste Risorgimento.

Ecco perché io dico e ripeto che la Repubblica italiana può tenere i Savoia - anche se io non sono affatto d'accordo - fuori dal territorio italiano. Ma chi tenta di estrometterli dalla Storia d'Italia, se non è un analfabeta è certamente un falsario.

venerdì 6 settembre 2013

Museo del Rrisorgimento - Torino



Museo del Rrisorgimento - Torino

Sabato 24 agosto 2013, ho dedicato la giornata alla Storia, recandomi a visitare con i miei figli il Museo del Risorgimento a Torino.
Il periodo di ferie concessomi dal mio lavoro, cerco infatti di sfruttarlo anche per far conoscere la meravigliosa Storia della nostra Patria ai figli.
Anticipo che a scuola, e sarebbe il caso di scrivere “Squola” proprio con la Q, certe visite e certi appuntamenti vengono completamente disattesi o dimenticati, tanto che i miei figli (di 10 e 14 anni quasi) non hanno ancora nessuna nozione dell’importante periodo storico risorgimentale. Quindi la visita estiva ad uno di questi musei, monumenti o esposizione diventano un’occasione istruttiva, ben gradita anche e quindi organizzata da me, con scrupolo. Il Museo del Risorgimento di Torino infatti è l’Unico a valenza Nazionale…
Torino si presenta sempre bella… amo posteggiare l’auto nel parcheggio ubicato dietro la Gran Madre, salutare il monumento a Vittorio Emanuele Re di Sardegna (tratto al momento di rientrare in città dopo il trasferimento a Cagliari a causa dell’occupazione francese del Regno di terraferma) e attraversare il Po dal ponte che immette direttamente sulla magnifica Piazza Vittorio Veneto. Da quel punto d’osservazione, la visuale, spazia attraverso la Via Po, fino a Piazza Castello, con un colpo d’occhio mozzafiato. La passeggiata a piedi fino a Palazzo Carignano attraverso la stessa Via Po e Via Carlo Alberto ci porta sulla piazza antistante la Biblioteca Nazionale, alle spalle di Palazzo Carignano (entrata posteriore) sede del Museo.


Le premesse sul nuovo allestimento del Museo, adottata per il 150° Anniversario della Proclamazione del Regno d’Itala avvenuta nel 2011 e pubblicizzata sul sito web apposito, mi incuriosivano e mi intimorivano contemporaneamente… a pensar male, diceva Andreotti, si fa certamente peccato, ma il più delle volte ci si azzecca. Infatti, fin dall’ingresso, la predominanza dei richiami a Garibaldi, Mazzini e ai movimenti di carattere repubblicano è chiaramente evidente. In una delle prime sale poi, dedicata a incensare la magnificenza della rivoluzione francese, i visitatori potevano usufruire di un videodocumentario sull’argomento, in cui la faziosità dell’esposizione era seconda solo alla mole di inesattezze e mancanze storiche. Chiaramente nessun accenno al pogrom della Vandea, alle rivolte parigine in favore del legittimo sovrano e alle violenze inaudite impiegate sul popolo francese per sedare queste “risolte”. Tornando alla penisola nostra, silenzio assoluto sulle insorgenze antifrancesi, avvenute pressoché uniformemente sull’intero territorio italiano. Ma pazienza… passiamo oltre!
Appena accennati i riferimenti alle grandi battaglie del 1848-49 e 1859, che fecero il Risorgimento, per lasciare “chiaramente” maggior spazio all’impresa garibaldina del 1860. Nulla da dire in proposito, Garibaldi vale un monumento in ogni città non per nulla, ma mi sarei aspettato un maggior rispetto per il tanto sangue versato dai sardo piemontesi in uniforme regolare, in favore della Patria!
Inutile poi cercare un encomio anche superficiale al coraggio di Carlo Alberto in favore della causa italica, di Vittorio Emanuele a Custozza nel 1848, a Fedinando di Savoia a Novara nel 1849, ancora all’audacia di Re Vittorio Emanuele durante la campagna del 1859 o alla gloria di Umberto nel quadrato di Villafranca nel 1866… impossibile! Questa repubblica non è capace di atti di stile disinteressato, cos’ì le brave marionette che recitano per lei!

Qualche divisa militare, pochissime armi esposte, alcuni bei vestiti femminili dell’epoca e alcuni capolavori di pittura “militare” raffiguranti le gesta più famose, ripetutamente riprodotti su libri e pubblicazioni inerenti l’argomento da decenni. Stop!
Se non fosse per la possibilità di poter ammirare la sala originale del Parlamento Subalpino in qui si svolsero i dibattiti per la promulgazione di Leggi importantissime quali la Legge Rattizzi ad esempio, la visita non varrebbe neppure il costo del biglietto d’ingresso, per quanto basso sia.
Anche l’area shop interna appare totalmente disadorna e davvero poco fornita. Pensiamo alle centinaia di libri sull’argomento “Risorgimento” pubblicati solo negli ultimi 2 - 4 anni in concomitanza del centocinquantenario. Nulla di nulla, qualche tazzina, un fazzoletto e poi fazzoletti commemorativo dell’epoca (copia) e soprattutto bandiere zero, neppure piccine piccine. Insomma delusione generale che lascia l’amaro in bocca.
Del resto, occorre fare una critica anche all’aspetto esteriore della stessa città. Il binomio Chiamparino Sindaco e Bresso Presidente della Regione, avevano dato a Torino un’immagine di città turistica con un grado di pulizia e ordine decisamente superiore all’attuale, fiori in ogni angolo ecc. ecc.. La coppia Fassino - Cota non appare assolutamente all’altezza della situazione e del compito, e se la cultura politica e sociale di Cota, non poteva che “produrre” il risultato visibile, ben altra cosa invece faceva supporre la continuità culturale e politica di Fassino.
Evidentemente, in questo caso, è la persona che fa la differenza…

Peccato!